
In un contesto dove la vendita di vacche e bovini da latte è in forte espansione e i margini di guadagno sono sempre più legati all’efficienza produttiva, conoscere i parametri di valutazione del prezzo dei bovini da latte è fondamentale.
Questa guida approfondisce i tre principali modelli di pricing – cost-based, market-driven e value-based – offrendo strumenti pratici per calcolare il prezzo dei bovini da latte in base a costi reali, utilità attesa e dinamiche di mercato.
Che tu stia ampliando la mandria, sostituendo capi non produttivi o investendo in nuovi progetti zootecnici, questa risorsa ti fornirà una base solida per prendere decisioni consapevoli e profittevoli sul prezzo di vendita dei tuoi animali.
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Animali da carne e da latte di provenienza italiana ed europea
Vendita vacche e bovini da latte: il contesto attuale
Il settore della zootecnia da latte sta innegabilmente attraversando un periodo particolarmente dinamico, sia a livello nazionale che europeo. La domanda di latte (destinato alle varie trasformazioni in prodotti più o meno complessi) è sicuramente già alta e in continuo aumento, a fronte anche di un’ offerta che fatica a tenere il passo.
Complici condizioni meteorologiche sfavorevoli che penalizzano la produzione foraggera (con ricadute dirette sulla produttività degli allevamenti) e una cronica carenza di animali da latte come conseguenza delle annate difficili passate che hanno frenato gli investimenti e, in molti casi, spinto gli allevatori ad abbandonare l’attività, il latte è oggi a livello europeo un prodotto molto ricercato, con prezzi stabili e in tendenza rialzista.
Di conseguenza, anche la domanda di bovine da latte è particolarmente dinamica: di fronte ad un prezzo bovini da latte vantaggioso, gli allevatori puntano a mungere di più per sfruttare appieno le potenzialità produttive aziendali. Le prospettive di mercato favorevoli, inoltre, spingono spesso gli stessi a considerare e realizzare ampliamenti strutturali del proprio allevamento di bovine da latte.
Vendita vacche da latte: il fenomeno dell’importazione da paesi dell’UE
In continuità con quanto evidenziato finora, è chiaro che l’incremento della produzione lattiera deve essere supportato da una disponibilità adeguata di animali in produzione.
Sebbene l’Italia, secondo i dati CLAL di giugno 2024, abbia raggiunto un livello di autosufficienza pari al 92% nella produzione di latte, la combinazione tra calo generalizzato delle rese nei paesi dell’UE e aumento della domanda ha reso necessario un potenziamento della produzione interna. Questo ha comportato un inevitabile ricorso all’approvvigionamento di bovine da latte “fresche” da inserire immediatamente nei cicli produttivi.
Questi animali vengono molto spesso importati dai paesi esteri (Francia, Germania, Danimarca), dove – vista la conformazione dei terreni spesso deputati a pascoli – l’allevamento e successiva vendita di animali da latte ha nel tempo rappresentato una forma integrativa di reddito per gli allevatori.
La possibilità di avere ampi spazi verdi a disposizione, non utilizzabili per colture alternative, ha indirizzato le aziende a creare gruppi di rimonta oltre le reali necessità interne, a costo più contenuto rispetto ad altri paesi (tipo l’Italia) al fine di sfruttare nel migliore dei modi i capitali a propria disposizione.
Ovviamente, oltre agli animali proveniente da paesi esteri, esiste un mercato italiano discretamente attivo, nel quale avvengono gli scambi di animali da latte, spesso provenienti da aziende con un surplus di rimonta interna (sovente legato al massiccio ricorso alle fecondazioni con seme sessato) e destinate ad aziende autoctone con necessità di incrementare la produzione.
Prezzo bovini da latte: come calcolarlo in modo corretto?
Come si stabilisce il prezzo dei bovini da latte in modo equo? È una domanda che, come operatori del settore, ci troviamo spesso a porci—soprattutto in un contesto di mercato in cui le informazioni sono spesso frammentarie, quando non addirittura contraddittorie. Quali sono dunque i criteri per valutare in modo corretto il prezzo di vendita di una vacca in produzione?
Tradizionalmente la disciplina economica ci insegna che il prezzo rappresenta il punto di incontro fra la curva di domanda e la curva di offerta, con una elasticità intrinseca di questa prima che restituisce la misura di quanto la quantità domandata varia al variare del prezzo (ovvero quanto la domanda può essere più o meno rigida e variare in modo più o meno proporzionale ai cambiamenti del livello di prezzo).
Assunto ciò come vero (anche se il modello funziona in misura efficiente in determinate condizioni di mercato) può essere interessante focalizzarsi su quali sistemi ha a disposizione chi si occupa di vendita vacche da latte.
Essenzialmente sono tre:
- può fissare il prezzo utilizzando un modello basato sul costo (Cost Based Pricing);
- può fissare il prezzo utilizzando un modello basato sul mercato (Market Driven Pricing);
- può fissare il prezzo utilizzando un modello basato sul valore (Value Based Pricing).
Approfondiamo i tre modelli sui quali poter basare il calcolo del prezzo dei bovini e vacche da latte.
1. Modello Cost Based Pricing applicato alla vendita vacche da latte
In questo modello, l’allevatore di bovine da latte determina un prezzo di vendita basandosi sulla somma dei costi fissi e variabili ed un eventuale markup rappresentante la sua percentuale di utile.
Nel caso di una bovina primipara pronta al parto gli elementi che bisognerà tenere in considerazione per una valutazione completa ed esaustiva sono sei:
1. Costo alimentare
Se si considera il costo alimentare si devono sommare:
- il costo giornaliero di alimentazione dalla nascita allo svezzamento per il numero dei giorni necessari (C1 * gg);
- il costo giornaliero di alimentazione dallo svezzamento alla maturità sessuale per il numero dei giorni necessari (C2 * gg);
- il costo giornaliero di alimentazione dalla fecondazione fino alla prossimità del parto (C3 * gg).
Successivamente, dividere il costo secondo tre scaglioni di vita del bovino approssima a nostro giudizio in modo semplice e corretto il reale impatto della alimentazione. Per completezza si ritiene opportuno comprendere nel costo sopra citato anche gli oneri necessari nelle varie fasi di vita per il mantenimento e sostituzione della lettiera e affini.
2. Costo della manodopera
Il costo della manodopera sui calcola stimando quante ore di lavoro sono necessarie pro-capo nel ciclo di vita di un vitello o manza gravida, per il relativo costo orario (Cm * nro di ore) stabilito dal datore di lavoro.
3. Costo di struttura
Inteso come la somma di tutti quei costi relativi agli impianti e ai macchinari necessari nella fase di vita dei bovini (ammortamento dei fabbricati e delle attrezzature, costo di manutenzione dei macchinari, forza motrice…).
Per comodità, solitamente, si stimano come una quota percentuale “ragionata” in base all’impegno che l’allevamento richiede, su questa classe di costi aziendali (Cstrtt generali * 0,xx / nro medio capi in allevamento). Questa classe di costi solitamente viene valutata su base annua, per cui si ritiene che il contributo da addebitare ad ogni bovino si ottenga raddoppiando il risultato ottenuto dalla somma di cui sopra (rappresentante i 24 mesi di ciclo vitello/manza pronta al parto).
4. Costo sanitario
Calcolato stimando quanto viene spese annualmente per interventi veterinari sulla mandria di interesse, comprese le operazioni di fecondazione e il costo delle fiale di seme utilizzate.
Anche questo è opportuno calcolarlo su base annua, dividerlo per il numero dei capi in allevamento e moltiplicarlo per due per gli stessi motivi di cui sopra (Cvet/nro medio capi in allevamento).
5. Costo finanziario
Stimato valutando il capitale che viene mediamente impiegato per lo sviluppo della futura manza, che – a fronte di una uscita a breve – produrrà introito solo dal momento del parto in poi (Cfin).
6. Costi imprevisti
Riferito alla perdita secca che si viene a patire qualora uno o più animali (come è normale che sia) non arrivino per motivi di salute (per es. infertilità) o incidente di percorso al traguardo della gravidanza, ed interrompano la loro partecipazione all’allevamento in un determinato momento, in coincidenza del quale essi hanno generato solo costi (fatta eccezione di quanto recuperabile con la riforma del capo).
Solitamente, una volta stimato il valore medio degli imprevisti, per “caricarli“ sul costo totale, si usa moltiplicare questo per un valore pari ad 1,xy – dove 0,xy rappresenta appunto l’incidenza degli incerti sopra indicati.
Riassumendo, la formula sopra indicata – che si ritiene sufficientemente completa – può essere sintetizzata come segue:
{[(C1*gg) + (C2*gg) + (C3*gg)] + (Cm*n.ore) + 2*[(Cstrtt gen*0,xx)/nro medio capi in allevamento] + 2*(Cvet/nro medio capi in allevamento) +[ (Cfin)}*1,xy
Evidentemente in questa formula non è contemplato il markup dell’allevatore, che sarà calcolato funzione sia delle caratteristiche proprie del singolo animale (si prenda per esempio un bovino con un importante patrimonio genetico rispetto ad un altro più “comune”), che delle aspettative “eque” di margine che lo stesso allevatore ripone nella vendita, e che spesso si fondono con i due altri modelli che vedremo di seguito.
2. Modello Market Driven Price applicato alla vendita bovini da latte
In questo modello il prezzo di vendita viene stabilito osservando il posizionamento dei competitors sul mercato e quale prezzo gli stessi decidono di applicare a parità di prodotto proposto.
Questo metodo può sembrare utile per effettuare confronti, ma presenta un limite fondamentale: funziona efficacemente solo quando si dispone di informazioni affidabili e si ha accesso rapido e trasparente alle quotazioni di tutti i prodotti simili a quelli in vendita.
Non a caso, questo modello è comunemente utilizzato nel commercio online, dove la struttura delle transazioni — come costi, volumi e modalità di vendita — è facilmente accessibile e verificabile da chiunque, in qualsiasi momento.
Nel caso dei bovini da latte, l’assenza totale di un mercato che possa essere assunto in qualche modo come riferimento, la scarsa qualità delle informazioni e dei canali con le quali queste sono fatte circolare, rende tutto più “fumoso”, basato principalmente su di un generico “sentito dire” o poco più, non fornendo una base di riferimento per comprendere univocamente a quale prezzo varie categorie di bovine da latte vengono vendute, rendendo impossibile ricavare un markup da applicare alla propria struttura di costi.”
3. Modello Value Based Pricing applicato ai bovini da latte in vendita
Questo modello si fonda sul valore percepito dal cliente come base per determinare il prezzo finale. In pratica, il prezzo di una bovina da latte viene calcolato in funzione dell’utilità che potrà offrire all’allevatore durante l’intero ciclo di vita produttivo.
Per stimare questa utilità in modo efficace, è necessario considerare un gruppo di utilizzatori con esigenze simili: ciò consente di ridurre le variazioni individuali e ottenere una valutazione più stabile e rappresentativa a livello macroeconomico.
Il valore attuale atteso dell’utilità futura che il bovino sarà in grado di generare, dovrebbe portare al suo valore di mercato, e – sottraendo i costi di produzione – a quello che potrebbe essere considerato un markup equo.
È evidente che lo scoglio più grande in questo tipo di approccio è riuscire a stimare il valore atteso della utilità per un gruppo sufficientemente rappresentativo di utenti finali: si sostiene pertanto che il metodo in questione possa avere una validità solo per giustificare concettualmente un andamento del markup coerente con quelle che sono le aspettative di mercato (variando l’utilità attesa dallo stesso).
Bovini da latte in vendita: scegli Euro Holstein come allevatore e consulente
In conclusione di questa breve panoramica sul tema del prezzo dei bovini e vacche da latte, avrai capito che determinare il prezzo di vendita di una bovina da latte può sembrare un’operazione semplice fino a quando ci si limita al calcolo del costo di produzione dell’animale.
Tuttavia, una volta entrati nella complessa dinamica di definizione di un margine equo da riconoscere all’allevatore, la situazione si complica. La scarsa trasparenza delle informazioni di mercato e l’imperfezione delle comunicazioni rendono difficile – se non impossibile – fissare un markup universalmente condiviso.
In questi casi, la soluzione più saggia è adeguarsi alle tendenze di mercato e affidarsi a operatori esperti.
Euro Holstein, con oltre trent’anni di esperienza nel commercio di bovini da latte, si propone come punto di riferimento per allevatori, aziende e investitori. Offriamo un servizio completo di acquisto e vendita di bovini da latte, selezionando capi idonei a diversi obiettivi: dall’ampliamento della mandria all’incremento della produttività, fino al rimpiazzo mirato di animali non più performanti. Ogni vacca proposta viene accuratamente valutata per salute, genetica e performance, assicurando l’inserimento immediato nel ciclo produttivo.
Ma la nostra attività non si ferma alla vendita. Per supportare in modo completo le aziende zootecniche, offriamo un avanzato servizio di consulenza specializzata di acquisto bovini, che abbraccia l’intero processo decisionale. Dall’analisi preliminare di fattibilità economica all’elaborazione di business plan, fino al supporto tecnico per l’avvio o la riconversione degli allevamenti, il nostro team multidisciplinare è al fianco dell’allevatore in ogni fase.
Grazie alla collaborazione con esperti di allevamento, consulenti finanziari, ingegneri e agrotecnici, la consulenza Euro Holstein non si limita alla teoria, ma fornisce strumenti pratici e realistici per prendere decisioni basate su dati concreti.
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