Home » Benessere dei bovini in stalla: analisi degli elementi strutturali

In tema di benessere animale è utile considerare la stalla come aggregato dinamico di interazioni fra uomini, bovini, materie prime, ambiente e strutture; ragionando in questo modo possiamo individuare quali sono le aree nelle quali applicarsi maggiormente per prevenire lo sviluppo di patologie. In tal senso, possiamo identificare:

  • area strutturale;
  • area comportamentale del personale addetto alla cura degli animali;
  • area relativa all’ambiente esterno e alle interazioni con esso.

Inizieremo pertanto ad analizzare gli elementi che compongono il primo punto, riservandoci di trattare successivamente le tematiche relative all’area comportamentale e alle interazioni con l’ambiente esterno.

Benessere bovini: le aree in cui applicarsi per prevenire lo sviluppo di patologie

Area strutturale

Il bovino vive in stalla, e questo è un dato di fatto. Così come è un dato di fatto che la stalla deve essere concepita come la “casa” degli animali, progettata e realizzata tenendo conto che gli stessi ci vivono ventiquattro ore al giorno; sarebbe quindi opportuno far passare in secondo piano quelle che sono le esigenze del personale addetto alla cura dei bovini, rispetto a quelle che sono le necessità dei bovini stessi.

Partendo dal presupposto che la stalla perfetta non esiste (per definizione), in quanto stalle diverse sono “perfette se integrate con l’ambiente circostante”, ci sono però degli inconfutabili dettami che è bene seguire nella realizzazione di una stalla, e che permettono di migliorare il comfort degli animali.

Spazio a disposizione

Ogni animale in stalla deve avere abbondante spazio a disposizione, sia per riposare che per alimentarsi: ciò perché questi due aspetti rappresentano un irrinunciabile punto di partenza per evitare stress agli stessi. È risaputo che il bovino è un animale abitudinario, e che segue le dinamiche del gruppo; pertanto, è opportuno che lo stesso abbia possibilità di scelta, al fine di evitare la competizione con altri soggetti, sia riguardo a dove posizionarsi a riposare, che ad alimentarsi. La buona prassi vorrebbe pertanto che gli spazi previsti per queste attività fossero superiori al numero degli animali destinatari (ovvero che ci fosse indicativamente un 5% di cuccette e di poste per l’alimentazione in più rispetto al numero dei bovini presenti in stalla).

Per quanto riguarda gli obblighi stabiliti dalla EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), ogni vacca da latte dovrebbe avere a disposizione non meno di 9 m² di spazio interno, e dovrebbe avere accesso a una area di pascolamento opportunamente drenata e ombreggiata. La possibilità di usufruire del pascolo porterebbe a indiscutibili vantaggi in termini di capacità motorie degli animali, minor incidenza dei problemi articolari, migliore fertilità e maggior benessere fisiologico in generale. Per quanto riguarda infine i cd “passaggi”, ovvero le aree di transizione da una zona all’altra della stalla (per esempio dalla zona di riposo a quella di alimentazione), essi devono essere ampi e ben congegnati, in modo da permettere spostamenti comodi e intuitivi, ed evitare “colli di bottiglia” che potrebbero portare i bovini a procurarsi lesioni accidentali.

Arieggiamento e ventilazione

Un buon ambiente produttivo deve godere di un’ampia ventilazione (naturale o forzata), in grado di garantire un efficiente ricambio d’aria, e – nei periodi caldi – una mitigazione più incisiva possibile degli effetti negativi dell’aumento delle temperature.

La stalla – intesa come struttura – deve quindi essere sufficientemente ampia, sia in termini di superficie che di cubatura, correttamente orientata (possibilmente con i lati più lunghi verso levante/ponente) e dotata di dispositivi dinamici di termoregolazione.

A questo proposito giova ricordare come i bovini diffusi alle nostre latitudini siano animali che temono molto di più il caldo piuttosto che il freddo. Ciò deriva principalmente dai meccanismi di termoregolazione degli stessi, che sono paragonabili a quelli dei cani; il bovino – al fine di regolare la temperatura corporea, e in particolare per abbassare la stessa in caso di caldo eccessivo – ricorre principalmente allo scambio di calore fra interno ed esterno attraverso la respirazione. Ciò comporta un aumento della frequenza respiratoria (affanno), frequenza cardiaca accelerata, minor motilità, minor ingestione di alimento, e tutta una serie di squilibri metabolici che – purtroppo – ogni buon allevatore conosce.

Il bovino e il centro del suo benessere

Al fine di sostenere il bovino nella fase di termoregolazione del caldo è opportuno ricorrere alla ventilazione forzata (ovviamente da applicare in ambienti ampi), che svolge una duplice funzione:

  • in associazione con atomizzatori di acqua, le ventole “ad asse orizzontale” permettono l’asciugatura del bovino precedentemente bagnato, contribuendo ad abbassare la temperatura dello stesso;
  • in conformazione “ad asse verticale”, le ventole riducono l’umidità presente in stalla, che nei periodi estivi tende a essere maggiore per effetto di:

  • maggior umidità prodotta dalle bovine;
  • presenza di umidità derivante dalle doccette rinfrescanti;

con conseguente mitigazione della temperatura percepita, e – non trascurabile – maggior salubrità dell’ambiente reso più asciutto (rallentamento dei processi fermentativi generanti gas nocivi).

In relazione a quest’ultimo punto emerge come la ventilazione forzata debba essere usata anche in periodi non necessariamente caldi, al fine di garantire un ambiente asciutto e sano. L’impianto relativo deve quindi essere dotato di anemometro, termometro e misuratore di umidità, al fine di attivarsi in autonomia ogni qualvolta il flusso naturale dell’aria non sia sufficiente a garantire le condizioni sopra indicate.

Una ultima precisazione va fatta con riguardo alla protezione fornita dalle cd. reti antivento; questo tipo di soluzioni, di cui sempre più stalle tendono a dotarsi, hanno sostituito nel tempo i muri perimetrali in cemento o materiali simili. Rappresentano a oggi la soluzione più valida per proteggere la mandria dal vento eccessivo, così come dall’esposizione al sole, essendo la trama delle reti molto sottile e oscurante. Sono modulari e modulabili, ovvero si possono alzare e abbassare (manualmente o elettricamente) sia in tutta la stalla, che in settori distinti. Esse rappresentano un’ottima co-soluzione al mantenimento di un clima ottimale e salubre in stalla.

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