Home » Rimonta aziendale delle manze: meglio il “fai da te” o acquistare esternamente?
Bovino che si prende cura di un vitellino da latte

Efficiente rotazione dei capi e corretta programmazione dei parti bovini

Nell’ottica di una corretta gestione aziendale, è ormai noto a tutti che uno dei parametri base da tenere in considerazione è l’efficiente rotazione dei capi in lattazione, in modo da avere sempre un numero tendenzialmente costante di bovine in produzione. Ciò comporta una corretta programmazione dei parti, spesso ricorrendo alla sincronizzazione dei calori, tale da bilanciare il numero degli animali che entrano nella fase di asciutta e il numero di quelli riformati, con quello delle vacche che partoriscono e con il numero delle manze primipare che vengono immesse nel ciclo produttivo, in sostituzione delle vacche in uscita.

Obiettivo di questo articolo non è sicuramente quello di discutere dei problemi connessi al mantenimento di tale equilibrio (di cui tanto ci sarebbe da scrivere), quanto affrontare, prevalentemente dal punto di vista della efficienza aziendale, e dare risposta all’eterno quesito: è meglio prodursi la rimonta in casa o acquistare all’esterno gli animali necessari al mantenimento dell’equilibrio produttivo?

Di fatto in tale decisione entrano in gioco diversi elementi, ed è corretto anticipare che è impossibile giungere a una conclusione univoca e oggettivamente neutra, in quanto alcune variabili sono del tutto soggettive e possono assumere valori compresi in uno spettro talmente ampio da condizionare in modo decisivo il risultato.

I vantaggi per l’allevatore che decide di rinunciare all’allevamento di bovini da rimonta

Partiamo valutando il caso dell’allevatore che decide di rinunciare ad allevare i bovini da destinare alla rimonta aziendale, e si rivolge al mercato esterno per l’acquisto di animali o prossimi al parto piuttosto che già in lattazione. In questo caso i vantaggi che possiamo indubbiamente rilevare sono:

  • Costo certo dell’animale da inserire in produzione
  • Assenza di difetti produttivi/morfologici dello stesso (se la scelta viene fatta oculatamente e la transazione ha una controparte seria e in grado di fornire solide garanzie in merito)
  • Possibilità di controllare l’effettiva produzione dell’animale nella stalla di provenienza
  • Possibilità di elevare il livello sanitario della mandria, qualora questa sia sottoposta a piano di risanamento interno da una patologia presente (IBR, BVD, malattie croniche dell’apparato mammario, neospora ecc.)
  • Possibilità di intervenire tempestivamente al verificarsi di qualsivoglia evento negativo che ha comportato un calo di produzione della mandria, ripristinando in breve tempo i livelli produttivi ante-shock
  • Riduzione del fabbisogno di terreno, da destinare alla produzione di alimenti per la mandria e da utilizzare per gli spandimenti dei reflui e delle deiezioni della stessa
  • Eliminazione dei costi relativi allo svezzamento, accrescimento, fecondazione e fase di gravidanza delle future manze da inserire in stalla e, a questo proposito, merita un approfondimento l’analisi di quelli che sono gli oneri che intervengono nella determinazione del costo finale di una primipara pronta da inserire in lattazione.
  1. differenziale fra costo della/delle fecondazione/i della madre in caso di nascita da destinare alla rimonta interna piuttosto che da destinare alla vendita;
  2. costo del mantenimento della bovina dalla nascita fino al parto (intendendo i costi di produzione per la quota di foraggio autoprodotto, sommati ai costi di acquisto di quanto non riveniente dalla gestione del comparto colturale interno);
  3. costi relativi a trattamenti farmacologici e vaccinazioni somministrate durante la crescita della primipara
  4. costo della fecondazione/i della futura primipara;
  5. costi relativi a perdite riconducibili alle percentuali fisiologiche degli animali che non arrivano allo sviluppo o al termine della gravidanza per problemi metabolici (assenza di utero, cisti ovari-che croniche ecc.);
  6. costi relativi al mancato reddito qualora una manza gravida partorisca e non produca la quantità attesa di latte (per difetti morfologici della mammella o per altri motivi patologici o metabolici);
  7. costi finanziari relativi al capitale impegnato nei circa 24 mesi di sviluppo della manza, riconducibili agli oneri diretti indicati sopra;
  8. quota di ammortamento dei locali adibiti ad allevamento delle future manze, ivi incluse le quote di manutenzione degli stessi e i costi diretti (luce, forza motrice);
  9. quota dei costi del personale, direttamente attribuibili alla cura della rimonta aziendale.

Di contro, affidarsi a tale politica comporta delle problematiche che ogni allevatore deve valutare prima di giungere a una decisione finale. Fra queste preme rilevare:

  1. Impossibilità di impostare un piano di sviluppo genetico, volto a effettuare una selezione secondo i desideri dell’allevatore
  2. Impossibilità di creare un sistema sanitariamente “chiuso”, il più possibile impermeabile all’ingresso di nuovi patogeni in azienda
  3. Dipendenza dal mercato esterno, nel bene e nel male, che costringe l’allevatore che rinuncia alla rimonta interna a non aver nessun tipo di controllo sul costo della rimonta
  4. Dipendenza da operatori esterni, qualificati a provvedere al reperimento degli animali da inserire in stalla.

In definitiva, la scelta, mai univoca, dipende da tutti i fattori sopra esposti, che entrano con pesi differenti nel calcolo della convenienza economica di una o dell’altra soluzione.

Ogni variabile va valutata a seconda del contesto in cui viene applicata, per cui è lecito trovare l’allevatore che opta per l’autosufficienza in quanto vocato alla selezione genetica, in possesso di terreni più che sufficienti a sostenere un numero maggiore di animali in azienda, con manodopera familiare in grado di garantire la corretta cura degli stessi.

Allo stesso modo, in casi diversi, troviamo allevatori che ricorrono alla rimonta esterna per ridurre la dipendenza da terreni presi appositamente in affitto, piuttosto che per motivi di risparmio finanziario o per difficoltà a reperire manodopera qualificata.

Come si può facilmente intuire, le combinazioni dei fattori sopra esposti e il diverso peso con il quale ognuno di essi si caratterizza in realtà diverse, danno origine a infiniti scenari differenti l’uno dall’altro.

Dal nostro canto, e ci riferiamo al punto 4, relativo alla dipendenza da operatori esterni incaricati di reperire gli animali all’esterno, riteniamo che qualora l’azienda opti per un sistema aperto, la scelta del partner in grado di approvvigionare l’azienda, deve essere molto oculata, privilegiando aziende specializzate da anni nel settore e non figure improvvisate, in grado di fornire animali garantiti dal punto di vista sanitario e produttivo, senza lesinare eccessivamente sul costo del servizio. Politica quest’ultima che rischia di portare a risparmiare un determinato importo economico oggi, senza considerare che i danni economici arrecati da un animale scadente sono caratterizzati da un moltiplicatore che lavora a doppia cifra, giorno dopo giorno.

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