L’allevatore moderno si trova dinnanzi a un periodo transitorio: indice IES vs nuove scelte strategiche
Quali sono le sfide che aspettano l’allevatore di bovini 2.0? Esistono nuove dinamiche settoriali che vanno a portare una sorta di evoluzione anche nel mondo dell’allevamento? Scopriamolo insieme!
A partire dal 2016 ANAFIBJ (Associazione Nazionale Allevatori della Razza Frisona, Bruna e Jersey Italiana) ha introdotto, affiancandolo al tradizionale indice composto di selezione genetica gPFT, quello Ies (acronimo di Indice Economico Salute) che figura nel pedigree dei tori scelti per la riproduzione aziendale.
Senza entrare nel merito dei meccanismi che compongono l’indice, mutuando la definizione data dall’Informatore Zootecnico il 24 ottobre 2016, si può definire come segue:
“Lo Ies è un indice che stima il bilancio economico dell’intera vita produttiva dell’animale tenendo conto dei ricavi attesi (latte, grasso, proteine, cellule e dal ricavo dalla vendita a fine carriera) e dei costi per accrescimento, mantenimento e produzione, oltre alle perdite dovute alle problematiche sanitarie più diffuse quali infertilità e mastiti.
L’indice Ies sarà espresso in € ed evidenzierà quanti euro, stimati sull’intera vita produttiva di un animale, farà guadagnare l’uso di quel toro rispetto alla media della popolazione. In altre parole un toro con Ies pari a zero € produrrà figlie che daranno un profitto sull’intera vita produttiva equivalente alla vacca media della base genetica. Invece un toro con un indice Ies di 1.000 € produrrà figlie che, rispetto alle vacche della base, produrranno 1.000 € di profitto in più rispetto all’intera vita produttiva. Pertanto, selezionando più tori con elevato indice Ies ci si orienterà direttamente verso l’incremento del profitto delle progenie del toro rispetto a tutte quelle degli altri tori.”
Al di là dell’inevitabile importanza che un indicatore simile potrà avere nelle dinamiche decisionali aziendali, basti pensare all’immediato “impatto visivo” che l’indice favorisce, con riferimento alla redditività di un toro rispetto ad un altro. L’accento di questa innovazione va post, secondo il nostro parere, sul cambio di rotta che l’adozione di tali parametri comporta.
Fino a oggi per la gestione di una azienda zootecnica, nelle scelte genetiche, venivano considerati solo i parametri morfologici, funzionali e produttivi (così come riassunti dal gPFT). Ora, lungi da noi rinnegare la validità di questo approccio che riteniamo utilissimo nell’adottare scelte di crescita della mandria, è importante considerare che, in assenza di un confronto economico, i medesimi parametri sono difficilmente valutabili in termini di efficienza ed efficacia globale della azienda.
Se fare l’allevatore di bovini, fino a qualche tempo fa, consisteva prevalentemente, se non esclusivamente, nel gestire la mandria in modo che la stessa fosse produttiva, sana e longeva, oggi questo termine può tranquillamente essere sostituito da imprenditore agricolo. Non nel senso filologico del Codice Civile, quanto “Gestore della azienda zootecnica”, ma a 360 gradi, senza limiti nell’attingere dal settore industriale acquisendo gli strumenti già esistenti per la pianificazione, la gestione e il controllo delle attività aziendali, adattando gli stessi al particolare contesto di applicazione.
Imprenditore agricolo: le sfide del futuro
La vera sfida dei prossimi decenni per l’imprenditore agricolo, sarà quella di razionalizzare i cicli produttivi, esternalizzare le produzioni, delegare le scelte aziendali a figure competenti e altamente specializzate, e gli strumenti a disposizione di costui saranno in parte indici, snelli e di facile comprensione, da poter combinare in modo intuitivo in un pattern in grado di fornire le indicazioni corrette per scelte strategiche efficienti ed efficaci.
Siamo consapevoli di essere ancora molto lontani dal raggiungimento di uno standard medio anche solo in parte paragonabile a ciò che viene applicato in altri settori, però siamo altrettanto consci che se si ricerca unicamente una spasmodica perfezione genetica come panacea di tutti i mali, la corsa è destinata a fallire presto.
Ciò significa che gli addetti del settore dovranno giocoforza investire in campi diversi, quali:
- Formazione specifica, soprattutto di carattere economico e finanziario
- Marketing, per una costante promozione della propria attività
- Informatizzazione e apertura ai nuovi mercati digitali, assolutamente sempre meno trascurabili
- Capacità e conoscenza dei processi di vendita, al fine di valorizzare al meglio il proprio prodotto.
Può sembrare triste, e ne siamo consapevoli, ridurre uno degli ultimi lavori “romantici” a un arido insieme di numeri, ma neanche questa è la strada giusta. Serve invece, a nostro parere, un buon bilanciamento fra sapere e saper fare, e ciò passa attraverso la consapevolezza che il mondo è in costante evoluzione, e, come insegnava un vecchio maestro, “se non puoi cambiare la realtà, cambia la visione di essa”.
Viviamo in una terra benedetta da Dio, abbiamo la fortuna di avere allevatori fra i più capaci del mondo in grado di produrre latte di alta qualità. Produciamo circa 500 varietà di formaggi di cui oltre 300 riconosciuti IGP. Non buttiamo tutto alle ortiche per l’insensata paura del cambiamento, ma facciamolo diventare parte integrante del nostro quotidiano per valorizzare ulteriormente ciò che realizziamo quotidianamente e da anni ci contraddistingue al mondo.
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