Home » Biotecnologie nella riproduzione bovina: fecondazione artificiale ed embryo transfer
commercio bovini una mucca e un vitello nel prato

Euro Holstein e la sua attenzione verso la riproduzione bovina

Esistono biotecnologie per la riproduzione bovina assistita? Ebbene sì, l’allevamento bovino è entrato oramai da tempo nell’era tecnologica, non solo per quanto concerne le tecniche di mungitura e gestione delle stalle, bensì anche per quanto concerne l’aspetto riproduttivo.

La prima biotecnologia rivoluzionaria introdotta in campo riproduttivo è stata sicuramente la fecondazione artificiale. Entrata quasi timidamente alla metà del secolo scorso nella pratica zootecnica per opera di grandi pionieri come il professor Peli dell’Università di Bologna e il professor Bonadonna dell’Università di Milano, la fecondazione artificiale in ambito bovino è stata oggetto di un progresso continuo, scientifico e tecnologico, che gradualmente ha reso il metodo più sicuro, facile e di consueta applicazione.

Le tappe di questa pratica partono dal congelamento del seme che, in seguito tramite sofisticate manipolazioni per il sessaggio dello stesso, consentono di ricorrere all’applicazione della fecondazione per soddisfare le crescenti esigenze di diversificazione dei capi da parte dell’allevatore.

Una vera grandissima rivoluzione grazie alla quale il toro aziendale è oramai sparito dalla maggior parte delle stalle e al suo posto, nella pratica routinaria dell’allevamento, c’è il bidone con l’azoto liquido per la conservazione del seme congelato, impiegato dal personale specializzato di stalla o proveniente dall’esterno per dare avvio alla gravidanza bovina.

Dalla fecondazione assistita al trasferimento embrionale nei bovini

seme bovino centro trapianto embrioni

Esiste però una nuova biotecnologia, ancor più rivoluzionaria rispetto alla fecondazione artificiale, nata verso la fine del secolo scorso. Si tratta del trasferimento embrionale, noto anche come embryo transfer, da vacche donatrici di ovuli/embrioni a bovine riceventi, dette anche incubatrici.

Agli inizi la tecnica dell’embryo transfer (ET) era assai complessa e prevedeva diverse fasi anche chirurgiche, sia per il prelievo degli ovuli/embrioni dalla vacca donatrice che per il loro trasferimento per l’impianto nelle bovine riceventi, a loro volta sincronizzate nel ciclo sessuale con la donatrice. Per certi versi si può dire che organizzativamente era pioneristica sia dal punto di vista manageriale che operativo, prevedendo una o più fasi chirurgiche, compreso il prelievo degli ovuli/embrioni dalla vacca donatrice, oltre all’intervento per il trapianto in centri specializzati. 

Questa pratica di embryo transfer era stata praticata anche su un gruppo di manze riceventi, messe a disposizione gratuitamente dall’allora sponsor Euro Holstein, per una delle prime prove sperimentali eseguite in Italia ancora con il metodo del trasferimento chirurgico degli embrioni. Era il 1978 e la prova in campo della nuova tecnologia era stata possibile proprio grazie al sostegno gratuito e lungimirante dell’azienda dei fratelli Sali. Oggetto dell’intervento furono 15 manze trapiantate con gli embrioni di due ottime bovine donatrici, Perla e Pamela dell’allevamento Alger, con un risultato di ben 8 gravidanze fisiologiche da trasferimento embrionale.

Questa fu una delle primissime prove in campo in Italia per quanto riguarda la fecondazione assistita tramite trasferimento di embrioni su capi bovini. Da allora la tecnica e la scienza hanno fatto ulteriori passi da gigante ed Euro Holstein è ancora e sempre al servizio dell’innovazione per quanto riguarda l’allevamento e la riproduzione di bovini.

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